La Mongolia by Federico Art novels and stories

La Via del Vento

Un viaggio in foto sull’inizio dell’inverno sulle rotte della transumanza nella Mongolia rurale.

La Mongolia è un paese remoto, forse molti di noi l’hanno vista solo in foto. Un luogo intriso di mistero, dal fascino esotico che però non riusciamo a visualizzare perché appunto molto lontano dal nostro immaginario comune. Per questo abbiamo deciso di farci raccontare la Mongolia da chi l’ha vissuta, da chi l’ha fotografata. E ve la presentiamo qui su Art novels and stories.

La Mongolia by Federico
Foto & Copyright by Federico Pellici

Federico Pellici, classe 1985, si avvicina alla fotografia nel 2008, durante gli anni dell’Università a Firenze, rispolverando la precoce curiosità manifestata già da bambino per questa strana forma di magia in cui il mondo si ferma, e fa da specchio all’osservatore. Per Federico la fotografia è una ricerca del sé attraverso il risultato dell’incontro tra dentro e fuori.

Fedrico Pellici mappa Viaggio roads
Foto & Copyright by Federico Pellici

Successivamente, affiancando l’interesse umanistico alla comunicazione visiva, si concentra sulla fotografia sociale e antropologica, che perfeziona con gli studi presso lo Studio Marangoni di Firenze, corso di foto-giornalismo.

Partendo dalle periferie, dalla condizione degli emarginati,  dalla vita contadina e dal conflitto estetico e culturale con il mito del progresso e dei modelli televisivi,  trova un momento di distensione tramite il viaggio, e la scoperta di antichi esempi di umanità in armonia con il loro ambiente.

Mi trovo costretto a porre un costante paragone con la società da cui provengo

A cavallo dell’eterno vento della steppa si fanno incontri rari ma importanti, carichi di valore. Le parole ed i gesti hanno valore. Gli sguardi hanno valore. Mi trovo costretto a porre un costante paragone con la società da cui provengo, in cui la “saturazione di umanità” porta un’inevitabile indifferenza per le vite altrui ma un’inspiegabile terrore della morte. I popoli nomadi della Mongolia sembrano incarnare le qualità dei loro luoghi ancestrali, ed il vento accompagna da secoli le loro vite, plasmandole, facendo loro da maestro sapiente e severo.

Mongolia by Federico Pellici
Foto & Copyright by Federico Pellici

Da qui nel 2016, realizza un viaggio sulle orme del nomadismo. Mantenendo uno spirito di apertura e curiosità verso tutto ciò che è “diverso” o ignorato dalla cultura mainstream, attraverso questo viaggio Federico ci comunica il suo tentativo di comprensione di sé  attraverso lo studio e il rapporto con le diverse culture nomadi della Mongolia.

Fedrico Pellici mappa Viaggio roads
Foto & Copyright by Federico Pellici

La Via del vento

“I nomadi salvaguardano la Grande Vita, e la sopravvivenza della prateria e della natura è ben più importante di quella degli uomini. I coltivatori invece proteggono la Piccola vita, badano alla sopravvivenza dell’essere umano, a cui danno il valore più grande. Tuttavia senza la Grande vita non ci sarebbe la Piccola” – Jiang Rong.

La Mongolia by Federico Pellici
Foto & Copyright by Federico Pellici
Giorno 1

Secondo il calendario lunare mongolo, il 31 ottobre è stato il primo giorno d’inverno. Sono arrivato qui per il Bituun, l’ultima notte senza luna della stagione. Tra i pastori della steppa centrale si dice che sarà l’inverno più freddo degli ultimi 160 anni. Molti sono già in viaggio verso le valli dell’Uvurkhangai, a sud-est. Una distesa interrotta da pochi villaggi e qualche cittadina sovietica, in genere capoluogo di aimag (provincia), sorta in prossimità della miniera di carbone.

LA Mongolia by Federico Pellici
Famiglia nomade venuta al villaggio di Khorgo per far visitare la bambina malata; Foto & Copyright by Federico Pellici

E’ la stessa domanda che mi sorge quando, dopo decine di chilometri di steppa, spunta un accampamento. Perchè proprio qui?  Due famiglie, come un’oasi nel deserto. In un momento ben preciso, un antenato di questo clan ha deciso di fermarsi dopo settimane di viaggio. E così, da allora, i suoi discendenti tornano qua ogni inverno. Ci sono un sacco di motivi a me invisibili per cui questo è un buon posto, e un buon momento per venirci. Una rete di informazioni, consigli e ammonimenti portate dagli spiriti del vento e dell’acqua, dagli animali e piante della terra. Indirizzati da questi presagi e auspici ci si muove sempre nella giusta direzione, da millenni. Perchè non ascoltare il Padre Cielo e la Madre Terra, significa rompere un fragile equilibrio e perdere tutto. Come i marinai guidati dalle stelle, qui si ascolta la voce del vento.

F. Pellici
La Mongolia by Federico Pellici
Foto & Copyright by Federico Pellici
Giorno 8

Già in questo mese si sono toccati i -20 C°, e qualcuno, sottovoce, ricorda il catastrofico inverno del 2010. Un inverno gelido, qui chiamato dzud, che sconvolse la Mongolia. Per tre mesi abbondanti il Paese asiatico rimase paralizzato da un gelo intensissimo, accompagnato da nevicate continue. Oltre cinque milioni di animali, tra yak, pecore, capre, cavalli e cammelli, morirono per il freddo e per la fame.Intere regioni rimasero a lungo isolate. Decine di pastori nomadi morirono per gli stenti, tra loro molti bambini.

Quest’anno l’eccessivo altalenare delle temperature preoccupa gli allevatori, lo scioglimento della neve causato da una settimana più calda può significare una successiva gelata che “brucia” l’erba dei pascoli e rende impraticabili i passi di montagna. Attualmente in Mongolia sono censiti più di 30 milioni di capi. Sui laghi ghiacciati si raccoglie il sale da gettare agli animali, ”lo mangiano da soli, il sale fa grasso per l’inverno”, mi dicono.

F. Pellici
LA Mongolia by Federico Pellici
Foto & Copyright by Federico Pellici
Giorno 15

La carne essiccata è quasi pronta, come 800 anni fa. Con un procedimento altrettanto antico, dopo varie bolliture e la preparazione in sacchi di cotone, si ottiene l’essiccazione di formaggi e yogurt, unico metodo di conservazione dei prodotti caseari. Carne e derivati del latte sono gli unici ingredienti della dieta delle famiglie nomadi, salvo quel poco che offre la montagna, funghi e piccole bacche rosse ricche di vitamine, che vengono date ai bambini in acqua calda.

LA Mongolia by Federico Pellici
Foto & Copyright by Federico Pellici

Oltre un milione dei quasi tre della moderna mongolia sono ancora pastori, nomadi o semi- nomadi. E’ una vita dura, senza domeniche, dagli odori forti. Un occidentale non può conoscere queste realtà senza una guida e buon fuoristrada, meglio russo, più facile da riparare. Lontani dalle arterie principali (sono poche le strade asfaltate) gli sparuti gruppi familiari si distribuiscono omogeneamente su una superficie di un milione e seicentomila kmq, qualcosa come cinque volte l’Italia.

I nomadi di queste parti sono gente ospitale, l’incontro tra persone viene ancora celebrato con l’immancabile tè salato al latte e lunghi racconti.”

F. Pellici
La Mongolia by Federico Pellici
Foto & Copyright by Federico Pellici

Nella gher, la tradizionale tenda mongola, si rispettano riti e usanze antichissimi, ormai assorbiti dalla normalità. La forma stessa dell’abitazione,un’unica stanza con la stufa al centro, regno della donna e centro di ogni attività sociale, ricalca una visione sintetica di concetti spirituali e astronomici, nella stessa ottica in cui in occidente si costruivano chiese e santuari.Tra i nomadi mongoli sono ancora forti le credenze di derivazione sciamanica soprattutto a nord, nella taiga dell’hovsgol, ma dopo secoli di rivalità con il buddismo lamaista e 60 anni di comunismo sovietico,è un culto ormai custodito da pochi gruppi etnici più isolati.

Foto & Copyright by Federico Pellici
Giorno 21

Come le altre civiltà nomadi, la vita dei pastori mongoli mostra una grande conflittualità con la moderna cultura stanziale e cittadina. La volontà dell’uomo sugli animali e sulla natura conosce e rispetta un limite ancestrale, oltre il quale in nome del progresso, della comodità e della ricchezza l’uomo sedentario si è progressivamente spinto negli ultimi secoli. Finché rimangono nomadi, questi uomini non lasciano tracce indelebili del loro passaggio,non sporcano, non inquinano,e lavorano.Si muovono dietro agli animali, quando la distanza tra la mandria e l’accampamento supera il giorno a cavallo. Si muovono seguendo valli o corsi d’acqua, Si muovono osservando la terra e il cielo.

cavallo bianco neve
Foto & Copyright by Federico Pellici

Avvicinandosi alle città, visibili da decine di km, avvolte nella caratteristica coltre di smog e rumore, il contrasto è forte. Si avverte la tentazione di individuare la causa di tutto questo caos proprio nella “forma città”. Come se la cessazione della millenaria abitudine errante di questo popolo abbia creato tutt’a un tratto povertà, inquinamento, e abissali divari tra gli strati di una società competitiva e verticale.

Nelle asciutte e fredde sere d’autunno, mi trovo a paragonare la realtà in cui sono cresciuto,che sento fortemente terrena e pesante, immobile, solida e protettiva, ad un’altra realtà di interdipendenza con le forze della natura, da cui siamo separati da appena pochi strati di feltro della tenda. Orizzontale, paritaria. Spietata e generosa.

F. Pellici
Ogni azione nel piccolo risuona nello spazio sterminato

Potrebbe sembrare un rapporto esclusivamente di dipendenza dagli animali e dalla natura, in realtà è forte in loro la consapevolezza che ogni azione nel piccolo risuona nello spazio sterminato,e che esso ne risente in molti modi, attraverso il clima, le piogge e tutti i cicli vegetali e animali. Potremmo parlare di una proto-coscienza ecologista, traslitterata in tradizioni sciamaniche e modellate dal buddhismo lamaista, quello barocco e minuzioso, e superstizioni di ogni tipo.

Baasanjav, passa l'inverno da sola sul lago Hovsgol in mezzo alla foresta
Baasanjav, passa l’inverno da sola sul lago Hovsgol in mezzo alla foresta; Foto & Copyright by Federico Pellici
Giorno 26

L’intento di tutte le attività nomadi è l’autonomia, necessaria tradizionalmente in paesi sterminati, aridi e poco popolosi. Autonomia sempre più limitata anche a causa di politiche tese paradossalmente alla conservazione del territorio, come i severi controlli sulla caccia e il taglio della legna.Oppure il divieto di pascolo nei nuovi parchi nazionali, dove però le auto dei turisti sono sempre ben accette. Vengono talvolta adottate dai nomadi limitate forme di commercio e scambio, ma tendenzialmente si fa poco uso del denaro.Tutto quello che si produce è ad uso e consumo dello stesso nucleo di una o due famiglie (comunque legate da parentela) che possiedono il gregge o la mandria, tenuti rigorosamente in libertà in un regime di allevamento estensivo.

La Mongolia by Federico Pellici
Foto & Copyright by Federico Pellici

Un sistema chiuso, quindi, che può essere messo in crisi quando intervengono fattori che minano le fondamenta di queste strutture sociali monocellulari,come l’acquisto delle terre da parte delle grandi compagnie straniere, l’avvelenamento delle acque e i cambiamenti climatici.In Mongolia più che mai appare evidente come il concetto stesso di modernità si stia perpetuando attraverso un sistema globalmente interconnesso, a scapito delle millenarie modalità di auto-sussistenza che non possono essere assorbite da un macro-flusso economico statale. Difficoltà già venuta drammaticamente alla luce negli anni del totalitarismo comunista,in cui le attività di pastorizia vennero forzatamente abbandonate cedendo il posto a impieghi nell’enorme apparato produttivo sovietico.

Giorno 30

Nonostante il ritorno di molti alla vita nomade a partire dagli anni ’90, la conservazione di questo stile di vita è seriamente compromessa dalla totale inconciliabilità di bisogni e risorse con un paese che sogna l’occidente, vive di importazione, ma anche ricchissimo di carbone, rame e oro.

La vita lenta, laboriosa e quasi incontaminata che mostro nelle mie fotografie, in queste arcaiche forme di equilibrio e armonia con i ritmi naturali, sta subendo forti cambiamenti.

Foto & Copyright by Federico Pellici

La diffusione di televisione satellitare e internet nella Mongolia rurale sta contribuendo ad allargare la crepa nelle coscienze delle giovani generazioni. Il futuro è più incerto, nuovi modelli appaiono loro, in confronto ai quali la vita quotidiana dietro agli animali appare sporca e miserabile, mentre il miraggio di un lavoro in città va ad espandere le bidonville della capitale. Così l’occidente ha esportato l’ansia identitaria, e la fermezza dei volti più anziani non trova continuità in quelli decisamente più insicuri dei giovani.

La diffusione di televisione satellitare e internet nella Mongolia rurale sta contribuendo ad allargare la crepa nelle coscienze delle giovani generazioni.

Certo, la realtà nella Mongolia moderna non è solo questo, si vedono evidenti contraddizioni in un paese che vive di importazione, di miniere di rame e centrali a carbone. Le città sono avvolte in una nube di smog. Agglomerati di gher si formano nelle periferie delle poche grandi città, e famiglie ex-nomadi conoscono per la prima volta la povertà.

F. Pellici

In ogni caso, ciò che salta ai miei occhi appena fuori i centri abitati, ciò che ho scoperto che stavo in realtà cercando in questo posto remoto, è un umile rispetto delle regole universali, una non imposizione della volontà umana sul creato, nato e sviluppato già perfetto.

La Mongolia by Federico Pellici
Foto & Copyright by Federico Pellici

Il governo sta cercando di incentivare l’educazione dei bambini tra i gruppi nomadi, e molti di loro riescono a frequentare la scuola del villaggio usufruendo del dormitorio gratuito. Una volta finita la scuola primaria, si sceglie: chi può, continua gli studi a Ulan Baatar, dove si studia l’inglese (non più il russo) e dove sorgono moltissimi istituti privati, per lo più stranieri e molto costosi.

La via del Vento by Federico Pellici
Foto & Copyright by Federico Pellici

Per questo la Via del Vento è anche la mia via. E’ la storia di un viaggio iniziatico, una testimonianza per immagini di questa mia scoperta, raccolta poco prima dell’Inverno, lontano dal turismo, dalle strade principali. Ero solo alla ricerca del silenzio e della chiarezza perdute tra la folla o nel traffico. Un dialogo privato tra me, la Natura, e i suoi antichi abitanti.

A story by Fedrico Pellici, 2016 Pisa.


Edited by Daniele V. One of the founders of the PUM – Pisa Underground Movement. Devoted to electronic music and its cultural background. I started writing to accomplish the need to tell what’s going on and track change about our activities, and I found new energies and interests.

    ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

    Riceverai contenuti extra, aggiornamenti su eventi, informazioni su artisti e sulle prossime release