Factory Asks

FACTORY ASKS 0008: RICCARDO BONUCCELLI

askthepixel_faithNome artista 0008: Riccardo Bonuccelli

BIO

Fotografo e retoucher professionista Adobe Certified Expert. Riccardo è nato il primo gennaio del 1977, ha vissuto a Torino, Lucca, Bruxelles e nuovamente Lucca. Si laurea in informatica e coltiva un lunga esperienza di consulenza in grandi aziende internazionali. Da sempre amante dell’arte, nel 2009 decide che la fotografia sarebbe stata la sua professione e nel 2011 dà vita alla sua attività, askthepixel.net. Da allora fornisce servizi fotografici e di formazione, specializzandosi in ritratto, fotografia urbana e di architettura e in compositing artistico. Come insegnante ha lavorato con aziende locali e internazionali, agenzie di formazione, associazioni culturali e di settore e ultimamente con il liceo artistico di Lucca.

01. Come hai intrapreso il tuo percorso artistico?

Con una solida base tecnica alle spalle e da sempre incuriosito e affascinato dal forte potenziale comunicativo subliminale delle immagini, ho cominciato a studiare il valore simbolico dei colori e delle forme contenuti nella collezione dei Tarocchi di Marsiglia. Le figure riprodotte su queste carte rappresentano la sintesi della simbologia occidentale, che dal tardo medioevo valgono ancora oggi e che funzionano alla perfezione applicate a qualsiasi medium visivo. Utilizzarle è estremamente divertente e da là il percorso ha preso vita sua e non si è mai arrestato.

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02. A chi o cosa ti ispiri per quanto riguarda i tuoi lavori?

Ho qualche fotografo a cui faccio riferimento quando cerco ispirazione estetica ma il loro stile può anche non trasparire nei miei scatti, perché dall’ispirazione alla produzione il processo ha già alterato i tratti distintivi di questi autori. Potrei citare Sarah Moon per i ritratti e Gabriele Basilico per la fotografia urbana, ma la lista sarebbe lunghissima. L’ispirazione tematica invece la trovo nella lettura: nel tempo, passando di libro in libro – sempre seguendo il tema su cui vorrei lavorare – si formano collegamenti che mi portano alle soluzioni visive che finiranno nelle mie foto.

03. In quanto artista qual è la tua massima aspirazione?

Essere fonte di ispirazione. Non avrebbe senso creare arte se non ne generasse di nuova a sua volta, sarebbe vana o al massimo superflua.

04. C’è un messaggio legato ai tuoi lavori senza il quale non li chiameresti tuoi?

Sì, è l’invito a guardare oltre il primo velo, a provare a far parlare le immagini, a renderle vive.

05. Che cosa vuol dire underground per te?

In ambito artistico “Underground” è l’humous culturale che prepara la società ad accettare la prossima espressione estetica e concettuale, magari denigrata o considerata acerba ma che di fatto intimorisce perché mina l’attuale equilibrio o perché è semplicemente non compresa.askthepixel_balance

06. Che progetto hai portato al festival e cosa ha significato per te?

Il progetto che ho portato mi ha fatto riflettere più di quanto mi aspettassi su quanto profondo sia il tema affrontato, lo scattare fotografie da un dispositivo mobile. Quando sono apparse le prime fotocamere “embedded” nei telefoni cellulari già da tempo i sensori digitali avevano sostituito le pellicole nella maggior parte degli apparecchi di ripresa. Ma questo cambiamento ha aggiunto un ulteriore grado di astrazione dalla realtà: da quel giorno possiamo compiere un’azione che riguarda l’ambito visivo (fotografare) con uno strumento che abbiamo sempre usato per parlare e ascoltare (il telefono). L’immagine diventa anch’essa parte della conversazione (“embedded” anche loro) e fa parte integrante del suo senso: una frase non è più totalmente comprensibile senza una emoticon come una foto da sola non basta a definire un concetto. Si può definire una “fotografia aumentata”.

07. Quanto sono importanti secondo te occasioni come il festival per promuovere i giovani creativi locali e cos’altro vorresti che venisse fatto in questo senso?

Questi eventi sono fondamentali per la crescita della società. É molto raro che qualcuno si fermi a riflettere su ciò che ha davanti a sè quotidianamente o che esprima un concetto proprio, originale. Questa sorta di apatia, di inerzia spirituale, comunicativa ed espressiva deve essere controbilanciata da una risposta genuina di analisi creativa della realtà attraverso gli occhi e le mani di chiunque ne senta un onesto bisogno. L’arte si muove per osmosi, e bisogna respirarla perché passi da uomo a uomo, da generazione a generazione.

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|  The Factory | Riccardo Bonuccelli  |

“Nessun artista è stato maltrattato durante la realizzazione di questa intervista.”

 

 

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FACTORY ASKS 0002 : FIERA & FREDDASTEREO

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Nome Artista 0002: Fiera e Freddastereo

BIO
Fiera & Freddastereo (Davide Barba- fiera e Federico Borghesi) sono un duo nato per caso, una sera del Dicembre 2012, quando la fine del mondo pre- detta dai Maya distava solo pochi giorni. I due decisero di piazzare una tele- camera ed improvvisare un dialogo, ironizzando su quel tema. Da quel momento in poi, cominciarono a prendere gusto nel girare questi cortometraggi, cercando di mantenere sempre lo stesso “mood” cinematografico, influenzato da un tipo di cinema minimalista e apparentemente spontaneo, venato di un’atmosfera surreale, come Aki Kaurismaki o Jim Jarmusch.

01. Come avete intrapreso questo percorso artistico?

L’idea di fare questo tipo di video è nata per caso, siamo entrambi appassionati di cinema ma non c’eravamo mai messi alla prova ed il giorno che ci siamo trovati tra le mani una videocamera abbiamo incominciato a girare d’istinto.

02. A chi o a cosa vi ispirate per quanto riguarda i vostri lavori?

Per i nostri lavori ci ispiriamo soprattutto alla storie, ai modi di fare, ai racconti ed alle esperienze che ci circondano, poi come dicevamo prima siamo entrambi amanti del cinema di un certo tipo quindi un nome su tutti Kaurismaki.

03. In quanto artisti qual è la vostra massima aspirazione?

Per entrambi la massima aspirazione è riuscire a vivere di quello che ci piace fare.

04. C’è un messaggio legato ai vostri lavori senza il quale non li chiameresti vostri?

Ci sono spesso le nostre facce…eheheh, no diciamo che una cosa che rende riconoscibile i nostri lavori è un mood amaro e disilluso.

05. Che cosa vuol dire Underground per voi?

Underground secondo noi significa riuscire a fare le cose che hai in testa senza compromessi ed influenze esterne non richieste, significa inoltre cercare di aggiungere qualcosa ad un tessuto, in questo caso artistico, di possibilmente innovativo e soprattutto personale.

 

|  The Factory  |  Fiera & Freddastereo  |

“Nessun artista è stato maltrattato durante la realizzazione di questa intervista”

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