5ve records

Clap! Clap!

Clap! Clap! i 5 dischi che hanno cambiato la mia vita

Inizia oggi questa nuova e bella avventura: #5ve_R!, un piccolo diario di bordo. Una bussola molto preziosa che vi aiuterà a fuggire dal rumore di fondo per recuperare un pò di tempo con la parte più profonda dell’ascolto musicale, quei dischi che vi hanno emozionato sin da subito e che porterete sempre con voi. Rompiamo gli indugi e siamo molto orgogliosi di lanciare questa nuova rubrica con uno dei più influenti esponenti a livello mondiale delle nuove sonorità afro-elettroniche, uno dei più genuini ed interessanti artisti/produttori toscani di musica elettronica, Cristiano Crisci aka Clap! Clap! che ringraziamo di cuore per la sua grande disponibilità e passione assieme alla nostra inviata Rozz Ella per questa perla per #5ve r!. Read more “Clap! Clap!”

Break the Wall

Andrea Mi

“Andrea Mi e il ritorno alla genesi”

In questo primo episodio di Break the Wall, come ci suggerisce il titolo, cominceremo a rompere quel “wall of sound” che oggi si erge dietro ai più comuni generi DANCE (Techno, House, Bass, Indie Dance) per recuperare quelle matrici lontane dal mainstream e quell’idea di movimento e di cultura che in quasi tutte le parti del mondo continuano a definire uno State of Mind.

Ci lanciamo così nel tentativo di rimettere assieme, con molta pazienza, i diversi pezzi di un puzzle scombinato ma che continua ad esprimere un immenso valore per la nostra società contemporanea. Se la musica è un linguaggio universale, musica + danza rappresenta una forma di libertà e di espressione irrinunciabile, la nostra “Club Cultura – CC”

Break the Wall Manifesto

Sulla scia dell’esperimento “Club Cultura” in corso nei locali di Via Carlo Cattaneo Pisa – “il Caracol” – dove da mesi ha preso vita un nuovo progetto di night-life inclusiva, aperta alle nuove tendenze, accessibile (gratuita) e modulare, creiamo un continuum esperenziale amplificandolo con contenuti di diversa natura all’interno di questa nuova rubrica.

La musica sarà al centro di questo progetto per chi ama ballare, chi ha la curiosità di scoprire nuove tendenze musicali e soprattutto per chi vuole sentirsi parte di una comunità. Proporremo una peculiare visione che mette a sistema musica, architettura, design, arti grafiche in senso lato, con l’esplicita intenzione di abbattere ogni steccato “artistico”, immergendo lo spettatore in una “bolla” di stimolante creatività.

Nasce break the wall.
Andrea e la genesi, passato e futuro della CC
Copyright Andrea Mi

Andrea per tutti noi è stato un maestro, un amico e un compagno d’avventura. Uno dei Djs, artisti, conduttore radiofonico (Controradio) e produttore di musica elettronica (Ooh sounds) di maggiore rilievo in Italia

Il 14 Febbraio 2020 abbiamo avuto il piacere e l’onore di poter ospitare una delle ultime serate di Andrea per “Club Cultura – Music is the Answer“. Nonostante quello che stava passando, sopratutto fisicamente, Andrea ci ha insegnato quanto il cuore e la passione possano spingerti oltre. Un faro nella notte durante la tempesta, fermo li con la sua luce grandiosa e il suo spessore ad illuminare il dance floor per i numerosi partecipanti.

Prima della serata Andrea, con molto entusiasmo, ha partecipato anche all’intervista raccolta dalla nostra Dj Rozz Ella, per fare con lui un punto della situazione sulla CC e guardare assieme al futuro prossimo.

Andrea Mi uno dei Djs, artisti, conduttore radiofonico (Controradio) e produttore di musica elettronica (Ooh sounds) di maggiore rilievo qui in Toscana che per l’occasione abbiamo pensato di intervistare grazie alla nostra amica e resident Dj Rozz Ella, per fare con lui un punto della situazione sulla CC e guardare assieme al futuro prossimo.

“Andrea Mi” nasce come dj radiofonico curando, dal 1993, trasmissioni e dj-set sull’emittente toscana Controradio e sulle frequenze nazionali di Popolare Network, dedicate principalmente ai nuovi suoni della scena elettronica internazionale. ‘Mixology‘ è il suo radioshow settimanale e l’omonimo podcast che vanta oltre 30.000 followers in 26 paesi del mondo. Scrive per Soundwall, DLSO, Sentireascoltare e RBMA. L’ispirazione per il suo suono muove dal dub e dai beat e si sposta verso nuove le contaminazioni elettroniche all’insegna dell’eclettismo: bass music e progressioni ritmiche di varia natura. Con Backwords ha fondato la label OOH Sounds dedicata ai suoni sperimentali. Negli anni ha fatto girare i dischi in molti club italiani e internazionali tra Spagna, Grecia, Albania, Kosovo, Inghilterra e Francia.

È resident dj del Kode1 di Bari e della one night _Underpop al Tenax di Firenze, oltre che delle storiche Vibranite all’Auditorium Flog e degli appuntamenti Rooty da BUH! Firenze. Ha girato i dischi con artisti come Coldcut, Kode9, Daddy G, Tricky, Jazzanova, Soul Jazz Sound System, Lee Scratch Perry, ?uestlove, Cooly G, Mala, DaM-Funk, Kode9 e molti altri… Ama definire il suo suono “from dub to club”.

Grazie alla nostra amica e Dj Rossella in arte Rozz Ella abbiamo raccolto da Andrea le seguenti risposte.

In due righe cosa è per te la cc?
Copyright Andrea Mi
Un disco che la rappresenta?

È un incredibile bagaglio di conoscenze, esperienze, storie, pratiche e visioni che costituiscono un vero e proprio patrimonio culturale, fondamentale per capire la contemporaneità. Poche altre figure, infatti, sono al centro del paesaggio culturale odierno come quella del DJ, dato che siamo diventati tutti semionauti, navigatori di segni, marinai in un mare di frammenti di senso, remixatori della realtà… Siamo quotidianamente chiamati a connettere concetti e input che ci arrivano dalle parti più disparate. E chi meglio di uno che ha sempre ricercato e mixato può farci capire come si fa? Per costruire quel patrimonio culturale, ora disponibile a tutti, è servito il lavoro (certosino, durissimo e spesso mal pagato) di migliaia di dj, digger, promoter, imprenditori, designer, musicisti… Per essere compresa e utile necessita di molto rispetto e di tanto studio.

Un solo disco che rappresenti tutto questo? Davvero la più difficile delle domande visto che parliamo di una storia già molto lunga e articolata. Non voglio sottrarmi al gioco ma concedetemi un minimo di provocazione. Parto dal presupposto che dal mio punto di vista il concetto di Club Culture è in continua evoluzione, quindi l’ultima release è importante quanto la pietra miliare storica, anche se ancora non lo sappiamo. Ecco, per me un disco che la rappresenta molto bene è ‘Submerged’, l’ultimo EP di Om Unit, produttore inglese fondamentale che dopo essersi portato a casa qualche titolo DMC (il circuito mondiale più accreditato per i turntublist supertecnici) con il nome di Too Tall, da qualche anno sta dando un contributo fondamentale alla musica elettronica con un’etichetta, tante release e una straordinaria capacità innovativa.

Le 6 tracce che compongono l’uscita sono altrettante sintesi dense, profonde, bellissime di stili e scuole che hanno strutturato la storia della Club Culture negli ultimi decenni: dalla jungle alla techno, dalla bass music ai ritmi house. Per procedere in avanti spediti, ogni tanto è fondamentale che qualcuno ci fornisca dei quadri di sintesi.

Le persone frequentano sempre meno i club, molti chiudono anche in paesi ‘avanti’ come la Germania, cosa potremmo fare qui? Cosa manca? Cosa andrebbe cambiato?

Le ragioni sono tante e le “mancanze” ancora di più. Qui sintetizzare troppo non aiuta. Bisogna analizzare. Allora mi permetto di suggerire qualche spunto. I club sono stati (e, per certi versi, sono ancora) luoghi fondamentali per l’emersione e la crescita di molte subculture. Zone temporaneamente autonome, come le avrebbe chiamate Hakim Bey, o eterotopie, a sentire Michel Foucault. Oltre agli eventi musicali, per i quali hanno costituito il laboratorio delle nuove tendenze, sono stati la cornice ideale per lo sviluppo delle arti performative e del design, di certa arte visiva e di molta moda. Uno spazio, al contempo, fisico e immateriale, partecipativo e democratico.

Poi sono arrivati i Rave, quando ci siamo resi conto che certi club diventavano troppo legati a logiche commerciali. Successivamente i Festival

Dei ‘Non Luoghi’ nel senso buono del termine, potrebbe notare qualcuno. I club hanno amplificato alcuni dei movimenti (anche sociali) e delle scuole di moda più radicali e creative, hanno generato un nuovo modo di intendere l’editoria di costume e società, hanno proficuamente intrecciato la propria storia con quella di tanti momenti fondamentali dell’arte più rivoluzionaria e fuori dagli schemi. E non si tratta solo di edonismo, anzi. A ben guardare, dalla mostra emerge una continuità forte quella tra i movimenti di emancipazione rivendicazione sociale e la scena club. Per tacere del fondamentale ruolo nell’evoluzione musicale. Fino a qualche tempo fa erano gli unici posti nei quali tutto questo avveniva. Poi sono arrivati i Rave, quando ci siamo resi conto che certi club diventavano troppo legati a logiche commerciali. Successivamente i Festival hanno creato delle nuove occasioni per fruire, in modi diversi, contenuti simili.

Ad un certo punto è entrata in gioco, pesantemente, la rete e con lo streaming gratuito del dj set del tuo artista preferito in una cantina di Dubai ti ha tolto la voglia di alzare il culo dal divano per andarti a sentire come mixa il dj resident del tuo club sotto casa. Dopo ancora sono arrivate le piattaforme di virtual djing e i servizi attraverso i quali puoi pagare ‘on demand’ il tuo dj del cuore per suonare nel suo studio mentre tu lo balli nel tuo club preferito… La gentrificazione ha spopolato i centri delle nostre città, ha sottratto loro vita autentica e sputato fuori i club, troppo rumorosi e imprevedibili per i ricchi e vecchi nuovi abitanti che il capitalismo realista a messo a vivere lì.

Saturi dell’eccessivo grado di finzione di tante esperienze virtuali, torneremo a scoprire il valore del sudore sulla nostra pelle

Inoltre tanti proprietari di club e altrettanti direttori artistici hanno messo la logica del profitto davanti a tutto. Di conseguenza, nei loro spazi, gli impianti audio hanno cominciato a fare schifo, come i cocktail al bancone del bar, e soprattutto, i set dei resident che se facevano dell’ottima ricerca ma non portavano gente sparivano dalla busta paga molto velocemente.  È per tutte queste ragioni (e per molte altre) che il club non ha più la stessa pregnanza di prima. Non ce l’avrà più? Secondo me invece sì. Saturi dell’eccessivo grado di finzione di tante esperienze virtuali, torneremo a scoprire il valore del sudore sulla nostra pelle, rivaluteremo il senso del ballare pigiati vicini, capiremo nuovamente cosa vuol dire stare sotto cassa, immersi nel suono… a cellulare in modalità aereo.

Quale è la cc che vorresti?

Quella nella quale si riflette seriamente e con cognizione di causa sul ‘mestiere’ del DJ. Nella quale non si va a ballare un genere, una formula, i nostri sbalzi ormonali che ci rendono bestie a caccia di prede ma si va a ballare un viaggio che il DJ ci invita a fare con lui.

Oppure nella quale anche gli impianti sono fatti con amore, le acustiche dei luoghi curati e il loro spazio non è un luogo di risulta ma un ambiente pensato, specificatamente, per poterci far immergere nel rito collettivo del ballo. Quella nella quale si torna a fare rete ma sul serio, lasciando da parte lego edonista e condividendo passioni, conoscenze, visioni. Quella nella quale guardiamo le cose in una prospettiva più ampia e conscia, senza accontentarci della superficialità del consumo alla quale un certo sistema economico vuole farci arrendere. Perché, come diceva Vicki Baum: “Ci sono delle scorciatoie per la felicità, e la danza è una di queste”.

Links:

Intervista su Soundwall

Andrea su Controradio


Rozza - cultura

Edited by Domenica Carella. Domenica in arte Rozz Ella è una DJ impegnata e appassionata di musica elettronica. Il suo percorso artisitico nasce nella sua città di nascita (Taranto) e si sviluppa a Pisa, nei centri sociali e non solo, legali e non. Da ultimo la vediamo sulle frequenze della bass music con Neanderthal della crew di Space Vandals e come resident per il format ClubCultura al Caracol Pisa. In passato ha collaborato con la redazione di AutAut.

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    Presentazione Mondo Techno di Andrea Benedetti, presso SanAntonio42 (Pisa) Factory Asks

    Andrea Benedetti

    La ricerca invisibile ma necessaria come l’acqua

    Grazie alla presentazione a Pisa presso Sanatonio42 del suo ultimo libro – Mondo Techno – intervistiamo per Factory Asks un importante ricercatore musicale e Dj Italiano, Andrea Benedetti. Andrea – nato a Roma – è uno di quei pionieri della cultura e musica underground nel nostro paese. Il suo è uno “state of mind” piuttosto che un genere preciso, una forma espressiva o un determinata “scena”. Il suo libro “Mondo Techno” è una pietra miliare per chi cerca di orientarsi sulla genesi e sviluppo del fenomeno Techno nel mondo.

    Per chi vuole approfondire la storia di Andrea e di “Mondo Techno”, consigliamo questo articolo di Damir Ivic su SoundWall. Mentre riportiamo di seguito l’intervista che Andrea ci ha rilasciato per Factory Asks.

    Come hai intrapreso questo percorso artistico?

    A distanza di tanto tempo, posso dire che l’ho fatto per colmare un buco affettivo e per esprimere quello che non riuscivo ad esprimere a parole. La musica era l’espressione del mio inconscio e credo lo sia ancora.

    A chi o cosa ti ispiri per quanto riguarda i tuoi lavori?

    Hanno due visioni: una interiore e cioè l’espressione di ciò che provo in quel determinato momento e una rivolta verso il futuro cercando di esprimere il massimo rapporto fra umanità e tecnologia.

    In quanto “artista” qual’è la tua massima aspirazione?

    Cercare di trasmettere le emozioni che provo tramite la musica e condividerle con altri.

    Per un ricercatore musicale profondo ed eclettico come te, c’è un messaggio legato ai tuoi lavori senza il quale non li chiameresti tuoi?

    A volte sono molto introverso e malinconico, mentre a volte sono molto carico e con voglia di fare festa. Da qui il mio amore per l’ambient e per le atmosfere rarefatte ed ipnotiche d allo stesso tempo per il funk, i bassi, la dinamica, il ritmo puro. Per cui è difficile trovare un minimo comune denominatore. Forse direi una voglia di non equilibrio per bilanciare quello mio caratteriale che invece è piuttosto tranquillo apparentemente.

    Che cosa vuol dire underground per te?
    Mondo Techno

    Oggi come oggi poco perché è tutto talmente frastagliato che magari un’artista che ha un contratto con una major vende meno di uno di un’etichetta apparentemente più piccola. E poi ormai il successo non si determina più in copie fisiche vendute, ma nella capacità di sfondare il muro delle molteplici uscite quotidiane per cui magari una come Sophie, che è fondamentalmente underground alla fine è molto conosciuta anche in ambito pop. Credo sia invece importante mettere in risalto la parola ‘libertà’ e cioè la capacità di essere sempre te stesso in qualsiasi ambiente produttivo ti muovi.

    Nel tempo che stiamo vivendo cosa dovrebbero fare le nuove generazioni?

    Fare gruppo e formare delle squadre di lavoro in cui ci siano persone preparate sia nel campo della produzione musicale che del marketing. Saper comunicare oggi è importante tanto quanto produrre bene. E non detto che si debba comunicare in modo becero per forza, come non è detto che si debba produrre in modo becero per forza. Bisogna essere originali e creativi in entrambi i campi e lavorare assieme per uno scopo comune.

    Credi che possiamo rivivere in qualche maniera l’onda che descrivi benissimo nel tuo libro “Mondo Techno” che ha caratterizzato il finire degli anni 80?

    Non lo so. Quel periodo era legato allo stupore delle nuove tecnologie ed a musiche assolutamente innovative come electro, house e techno. Oggi c’è molta delusione ed amarezza in giro per il tradimento di quella possibile rivoluzione oppure c’è rassegnazione ed abbandono al flusso che ci circonda, ma bisogna invece sapere usare le nuove tecnologie e trovare la forza di essere ancora una volta rivoluzionari, senza far riferimento al passato, ma partendo dalle piccole cose e da ciò che ci circonda vicino a noi. Iniziare dal tessuto urbano in cui viviamo. Poi il cambiamento si diffonde. Abbiamo tutto il mondo a disposizione con un click e ci sentiamo inutili se non riusciamo a sfondare, ma se diventiamo forti e credibili nel nostro territorio saremo di esempio per altri e sarà tipo una piccola grande valanga.

    Una piccola curiosità che cosa intendi per tradimento di quella possibile rivoluzione, chi ha tradito e cosa è stato tradito?

    Il tradimento del futuro. Quelli della mia generazione anche qualcuno dopo, hanno veramente pensato che la tecnologia potesse essere un tool rivoluzionario, ma in realtà ci si è in parte ritorto contro con l’eccesso di informazioni (l’information overload teorizzata da Alvin Tofler su ‘Future Shock’) e la nostra incapacità a gestirle con conseguente diffusione di cinismo, narcisismo e carenza empatica. L’opposto di quello che volevamo negli anni ‘90.

    Cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro? E che ruolo possono avere i piccoli gruppi e le associazioni come la nostra, molto legate al proprio territorio e alla comunità di riferimento, che si muovono nel sottobosco di molte provincie e periferie italiane tra sopravvivenza, contro-cultura e ricerca di una scena?

    E’ la giusta via come ho scritto prima. Bisogna solo tenere a bada l’ego e imparare dagli errori del passato recente.

    Grazie per la tua disponibilità e la bella chiacchierata Andrea, a presto!

    Nessun artista è stato maltrattato durante la realizzazione di questa intervista
    Links:

    Mixcloud


    Edited by Daniele V. One of the founders of the PUM – Pisa Underground Movement. Devoted to electronic music and its cultural background. I started writing to accomplish the need to tell what’s going on and track change about our activities, and I found new energies and interests.)

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      PHOTOGRAPHS Factory Asks

      Photographs

      Quando per un artista fare musica è come respirare

      Intervistiamo oggi un giovane artista romano per Factory Asks: Photographs. È un progetto dall’atmosfera cupa, con influenze IDM e glitch. Dopo varie sperimentazioni giunge alla pubblicazione di 4 ep “MVMNT”. Il primo album sulla lunga distanza esce autoprodotto, nel maggio del 2017, “EKKLESIA”. “ALMA MATER”, è il suo secondo lavoro, contenente 8 tracce, composte con il contributo dei magnifici testi di GIANPIERO DE FILIPPO, pubblicato sotto l’etichetta Disorder rec. “Hurt” è un’album introspettivo, sicuramente più maturo nella composizione. il buio si accosta alla luce, le emozioni più forti prendono forma. 11 brani atmosferici, profondi, ideali per perdersi quando fuori tutto crolla.

      01. Come hai intrapreso questo percorso artistico? 

      Ciao, il mio percorso artistico parte da molto lontano, da 20 anni faccio musica. Anche se sono passato da vari genere, diciamo un po’ tutti (ahahah), quello di integrare l’elettronica nelle mie musiche è stata da sempre una mia ossessione, tanto da diventare adesso parte inscindibile e portante di esse. Da quando sono a Roma (4 anni), dopo aver chiuso il progetto clones theory (molto più dark wave oriented) , ho iniziato a sperimentare con i suoni per cercar di tirar fuori qualcosa che stia a metà strada tra dark, pop, idm, ambient (cosa che con HURT ho, credo, portato a compimento).

      02. A chi o cosa ti ispiri per quanto riguarda i tuoi lavori?

      Ti potrei sembrare pretenzioso, ma a nessuno in particolare; i miei gruppi/progetti preferiti sono talmente distanti da ciò che faccio ( pink floyd, neurosis, isis, sigur ros, sunn0, genesis…). Forse ultimamente ascoltando molta roba idm, tipo clark, apparat, oneothrix point never, autechre, aphex Twin, boards of canada, mi son fatto influenzare a mia insaputa. (Ahahah)

      03. In quanto “artista” qual’è la tua massima aspirazione?

      Non ho più un aspirazione, prima l’avevo, ora non più: compongo per necessità, suono per necessità, scrivo per necessità, sarei un depresso cronico se non esternassi i miei sentimenti in musica. Diciamo che la mia musica proviene dall’egoismo: é prima di tutto per me, poi per gli altri. (Certo è che gli apprezzamenti fanno mooooolto piacere comunque).

      04. C’è un messaggio legato ai tuoi lavori senza il quale non li chiameresti tuoi?

      Sono sempre stato ossessionato dalla guerra, in tutte le sue accezioni possibili, dal modo in cui l’uomo si autodistrugge, distrugge il suo habitat, i suoi simili; si, al centro di tutti i miei lavori c’è l’uomo ed il suo masochismo.

      05. Che cosa vuol dire underground per te?

      Vuol dire essere libero, libero di fare ciò che si vuole, a prescindere da ciò che vuole o vorrebbe la gente: le maggiori evoluzioni musicali provengono da lì.

      06. Nel tempo che stiamo vivendo cosa dovrebbero fare le nuove generazioni?

      Le nuove generazioni?? Ehm. Dovrebbero dedicarsi a qualche hobby, dovrebbero coltivare una o più passioni: vedo orde di ragazzini senza una passione , senza nulla, mi dici così come si fa a vivere, come si fa a tramandare la bellezza?

      07. Cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro? E che ruolo possono avere i piccoli gruppi e le associazioni come la nostra molto legate al proprio territorio e alla comunità di riferimento, che si muovono nel sottobosco di molte provincie e periferie italiane tra sopravvivenza, controcultura e ricerca di una scena?

      Dal mio futuro non so ancora cosa dovreste aspettarvi, sono coerente, ma a volte imprevedibile come artista, quindi…per quanto riguarda le associazioni come la vostra, sono un faro, un faro di speranza, perché è sempre bellissimo trovare qualcuno che crede nell’arte, e cerca di tramandarla come meglio può, e per questo grazie.A presto e soprattutto ci vediamo al concerto!! (link evento fcbk)

      Grazie, a presto!

      Nessun artista è stato maltrattato durante la realizzazione di questa intervista
      Links:

      artista

      Edited by Roberta Ada Cherrycola www.instagram.com/ada.cherrycola

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        La Fondazione

        Foundation il nuovo underground italiano?

        Un nuovo inizio

        La Fondazione. Un nuovo magma culturale si muove dietro a piccoli sinth autocostruiti, chitarre appositamente scordate e organi arrugginiti dal suono ruvido. Ma anche cavi che sfregolano e regalano glitch improvvisi, sensori ottici e altre diavolerie elettroniche che permettono la realizzazione di nuove sonorità. Questa è una ricerca sonora che comincia  molto tempo fa – con i primi lavori di Karlheinz Stockhausen – e giunge a noi attraverso artisti conosciuti come Tim Hecker.

        La Fondazione at Factory Dn@
        Sinergia Elettronica (Germany, Italy) – Live at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

         

        Una ricerca senza fine

        Tuttavia la Fondazione come esperienza innovativa si presenta come una ricerca in continua evoluzione: “una lava in continua discesa che stenta a solidificarsi – a prendere una forma precisa – e continua a sfuggire ai diversi clichè“. In Italia, pochi sono gli spazi e le occasioni per poter respirare questa atmosfera. Forse si possono contare sulle dita di una mano quelli che offrono contenuti di taratura internazionale, quelli che riescono a farti vivere una nuova esperienza come – fondante – di nuova conoscenza e socialità.

        Rafael Toral (Portugal) – Live at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

        La geografia nazionale, da sempre spietata se parliamo di cultura, anche per questo ambito si muove solamente da Milano a Roma come “il pendolo in un orologio che oscilla tra due poli”. Ogni tanto appare qualcosa in quel di Bologna, ma nel resto del “bel paese” questo magama non viene nemmeno immaginato. Tuttavia dal 31 marzo 2018, da un’idea nata in un periodo ancora non sospetto (ai tempi dell’Ex Colorificio di Pisa cioè il lontano 2013), emerge la Fondazione, una serie di incontri musicali per scoprire insieme il nuovo underground italiano ed europeo.

        La ri-nascita di questo progetto – La Fondazione – in un’area storicamente così importante, come il bacino della costa Toscana, con base nella città Universitaria di Pisa – rappresenta un chiaro segnale ai tempi nostri. Pisa già fulcro del primo underground italiano (per chi non sa di cosa stiamo parlando si legga Black Hole di Turi Messineo),  ancora oggi nonostante tutte le batoste e i cambiamenti globali “che anche qui si fanno sentire“, resta e continua a rappresentare una fucina di resistenza culturale una laboratorio di nuove pratiche e controcultura.

        Come in tutte le esperienze di resistenza, al momento sono solo i cuori più coraggiosi che vivono appieno quest’onda rivoluzionaria. Un’onda fatta di strani arrangiamenti musicali, spesso improvvisati, di muri di suono, di nebbie elettriche e colori acidi. “Ma di rivoluzione stiamo parlando” e non a caso, queste sessioni sperimentali hanno un pubblico di ribelli ancora più interessato e numeroso di molti altri generi musicali. Un pubblico che si muove e si sposta da tutta Italia per seguire gli artisti e trovare le serate nei diversi spazi che osano su queste vibes.

        Trrmà (Italy) – Live at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

         

        La prima stagione

        A Pisa, gli eventi della prima stagione della Fondazione, così come i futuri eventi vengono ospitati all’interno della Factory. L’hub di riqualificazione, orientamento e condivisione tra cultura, socialità e formazione creato dall’Associazione Pum Factory in via Volpe 98 ad Ospedaletto, Pisa. Una vera e propria factory, uno spazio aperto alla controcultura, anch’esso tutto sperimentale, fatto di tecnologia, arte, installazioni e musica. Uno spazio che merita di essere visitato di per sé, un’esperienza nuova per il visitatore, un’occasione sempre più rara nel panorama italiano, frutto della tenacia e della volontà dei suoi inquilni e fondatori.

        Nella Factory prendono vita diversi progetti, tra cui La Fondazione: un progetto originariamente lanciato nel 2013 all’interno dell’ex-colorificio, che il Pisa Underground MovementAmbient-Noise Session (ANS) hanno ripreso dopo anni di eventi e sperimentazioni. PUM e ANS hanno creato sin da subito un ricco calendario di “sessioni” con artisti nazionali e internazionali, che spaziano dall’occult punk targato MACAO all’unione di musica africana e modular synth fino ad arrivare alle composizioni eclettiche del Portoghese Rafael Toral e all’ambient melodico Californiano degli Ensamble Economique.

        Qui ricordiamo i concerti promossi già dalla prima stagione della Fondazione:

        #1 Cerimonia secreta (Milano) – Alga Alma (Firenze)
        #2 Sinergia Elettronica (Germany, Italy) – Andrea Borghi , Marco Baldini (Italy)
        #3 Serpentu (Italy) , TRRMA (Italy)
        #4 Nicola Vinciguerra, Nicola Tirabasso (Firenze)
        #5 Rafael a Toral (Portugal) , David lucchesi , Fausto caricato (Pisa)

        Sinergia Elettronica (Germany, Italy) – Live at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

        Il concept

        Outsider che non si riconoscono in nessuna etichetta e preferiscono mettere mano alla materia sonora per produrre la loro personale idea di futuro: PUM e ANS vogliono riportare in questa parte di Toscana la possibilità di confrontarsi con scenari musicali differenti e meno codificati, ricollegandosi alla lunga tradizione di sperimentazione sonora pisana.

        Trrmà (Italy) – Live at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

        La controcultura è movimento e il magma che scende da questa nuova vetta prima o poi non tarderà ad arrivare anche nelle vostre case.

        Francesco Catelani – Live painting at Fondazione 2018 – Foto by Andrea Caracciolo

         

        Restate all’acolto! e veniteci a trovare alle prossime tappe della Fondazione presso la Factory.

        Senza categoria

        Benvenuta ROADS!

        Se l’underground cela il fascino del mistero che segue sempre la scoperta, allora il viaggio puó essere una continua scoperta di nuovi mondi fino a quel momento segreti, nascosti. 

        Torna Roads per chi ama viaggiare e scoprire nuovi posti, nuove scene musicali, tra arte e cultura.

        ROADS

        Le cose che non hai mai visto sono nei posti dove non sei mai stato” (proverbio africano)


        Nel 2012 nasceva su Radio ROARR la rubrica ROADS un altro viaggio. Oggi di quell’esperienza vogliamo recuperare qui sul nostro blog  la stessa apertura e curiositá nel cercare di descrivere il viaggio attraverso il vissuto nelle piú varie esperienze di vita, attraverso la cultura e l’arte delle diverse scene in giro per il mondo, le curiositá e i desideri, le problematiche sociali, politiche e culturali attraverso le avventure e i viaggi in altri luoghi, lontani dalle routine, che voi tutti chi piú, chi meno, avete compiuto almeno una volta nella vostra vita.

        ROADS

        Vogliamo cosí lanciare sul nostro blog una nuova rubrica che propone una vera e propria fuga dal rumore di fondo, uno slancio verso nuovi luoghi, oltre la corazza.

        ROADS by PUM

        Questa volta semplicemente “Roads“, nuovamente assieme a voi. Un nuova rubrica aperta a tutti voi per condividere le vostre storie, i vostri viaggi tra arte, cultura e nuove scene musicali.

        Trovate la rubrica sul nostro PUM BLOG (clicca qui).

        Mandateci materiale, condividete con noi le vostre esperienze, viaggiamo assieme!

        Aspettiamo le vostre foto, racconti di viaggio, diari di bordo, idee.

        Scriveteci alla mail: info@pumfactory.it

        ROADS by PUM

        Factory Asks

        FACTORY ASKS 0020 : DAVIDE URGO

        Dirlo2

        Nome Artista 0020 : Davide Urgo

        BIO

        Davide Urgo è nato a Napoli nel 1990. Ha frequentato il Liceo Artistico e poi l’Accademia di Belle Arti di Napoli dove si è laureato in Pittura. L’incontro con disegnatori e scrittori della sua città ha inclinato i suoi interessi verso il fumetto e lo ha portato a partecipare alla creazione di una rivista indipendente, “Hey,Pachuco!” e ad attività culturali di diverso genere, come mostre e performances. Attualmente vive e lavora a Bologna, dove frequenta il corso di Linguaggi del Fumetto all’Accademia di Belle Arti.

        01. Come hai intrapreso il tuo percorso artistico?

        Disegno da sempre, fin da quando ero bambino. Ho studiato arte e il disegno per anni a scuola e soprattutto con amici artisti che ho incontrato lungo la via. Dagli incontri e dagli esperimenti conseguenti è lentamente emerso ciò che personalmente mi piace dell’arte visiva e quello che potrei definire il mio “stile”, formato amalgamando spunti  diversi , presi da diversi ambiti come la psicologia, l’esoterismo e la musica.

        02. A chi o cosa ti ispiri per quanto riguarda i tuoi lavori?

        Le mie ispirazioni sono l’arte antica, la pittura rinascimentale, Moebius (Jean Giraud) e i fumettisti degli anni 70, l’arte psichedelica e i sogni.

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        03. In quanto “artista” qual è la tua massima aspirazione?

        Vivere con l’arte e le mie creazioni.

        04. C’è un messaggio legato ai tuoi lavori senza il quale non li chiameresti tuoi?

        Il messaggio più importante dei miei lavori è che esistono realtà nascoste ai nostri occhi, ma ugualmente presenti e influenti nella nostra vita. E che il linguaggio e la coscienza permeano ogni cosa nella realtà, rendendola significativa. L’universo è più vasto di quanto appare e non finiremo mai di scoprire i suoi contenuti.

        05. Che cosa vuol dire underground per te?

        Underground è una rete di persone che lavora in questo momento per creare qualcosa di così nuovo che non riesci a definirlo, l’avanguardia della percezione.

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        06. Che progetto hai portato al festival e cosa ha significato per te?

        Ho portato con me le ultime produzioni e anche lavori più datati, a cui sono affezionato. Sono i disegni che porto con me in strada con lo scopo di esporli e diffonderli. Per me il festival P.U.M è stata un occasione per conoscere persone interessanti ed ampliare le mie vedute, scambiando opinioni e visioni.

        07. Quanto sono importanti secondo te occasioni come il festival per promuovere i giovani creativi locali e cos’altro vorresti che venisse fatto in questo senso?

        Secondo me sono fondamentali eventi come questo per espadere i propri orizzonti e mostrare il proprio lavoro in un ambiente amichevole ed aperto. Credo che ci vorrebbe maggiore disponibilità delle istituzioni, connessioni tra i diversi eventi che crescono in tutto il mondo e più interesse da parte delle persone che non praticano arte.

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        | The Factory | Davide Urgo |

        “Nessun artista è stato maltrattato durante la realizzazione di questa intervista.”