pablito el drito Break the Wall

Pablito el Drito

Spingere la scena locale, incoraggiare la multidisciplinareità e includere le fasce sociali più deboli

Oggi abbiamo avuto l’opportunità di conversare con un artista cresciuto nella scena Underground milanese. Signori e signore, diamo un caloroso benvenuto a Pablito El Drito su #BtW.

Pablito El Drito “Low Tech Division” released in Creative Commons

Come di rito, vi lasciamo al botta e risposta con Pablito e alle sue riflessioni, che costituiscono dei validi spunti per questo nuvo episodio di Break the Wall e la nostra ricerca a livello Europeo.

Carissimo Pablito, benvenuto su Break the Wall! parlaci brevemente di te? Qual è il tuo percorso?

Sono un dj e musicista elettronico, ma anche uno scrittore. Sono nato a metà degli anni settanta, e avevo vent’anni quando è esplosa la musica elettronica. Dapprima l’ho considerata con sospetto, per poi abbracciarla, dapprima come dj, poi anche in un discorso live.

Quale musica elettronica ti rappresenta?

Mi piacciono moltissime cose. Dai pionieri (Kraftwerk, Moroder, Wendy Carlos) agli innovatori (Aphex Twin, Orb, KLF in primis), la musica wave elettronica (Borghesia, Clock DVA, Front Line Assembly).

Per quanto riguarda la techno, e i dj set che suono, amo la scena detroitiana e il suon electro, ma anche il suono di Roma e Francoforte. Mi piace anche la dance fatta bene (Prodigy, Propellerheads, Fatboy Slim, Daft Punk).

Difficilmente ascolto cose nuove, resto legato a un discorso anni ottanta-novanta-duemila, lo stagno in cui sono cresciuto e in cui sguazzo.

Quando è iniziato questo amore?

A vent’anni, quando facevo il fonico in uno spazio sociale. Selezionavo musica alla fine dei concerti e mi sono appassionato prima al dub elettronico, poi alla ambient house e infine alla techno. Al tempo mi appassionava anche molto il suono alla Leftfield.

Cosa ne pensi della Club Culture nella tua città e oltre?

Nei club vado principalmente a lavorare o in occasione di incontri più culturali. Diciamo che rispetto al pubblico sono quasi sempre dall’altra parte della barricata, in consolle.

Ho una visione parziale, non da spettatore comune. Diciamo che preferisco la small room (magari posti da cento- duecento persone) che la big room (troppo dispersiva e che richiede troppi compromessi per essere riempita). Nei dj set amo fare cose lunghe anche 4-5 ore, in cui riesco a esprimermi al meglio.

Quali sono le principali criticità?

Le location negli anni sono diminuite di numero. Poi le principali sono in mano ad agenzie che monopolizzano l’offerta. I dj italiani della mia generazione lavorano e vivono quasi tutti all’estero per questo motivo. Non ci sono quasi più i resident, quando invece queste figure nel passato hanno dato carattere e connotazione alle scene.

Cosa possiamo fare per migliorare l’attuale Club Culture?

Variare la programmazione, spingendo anche le scene locali. Portare cultura, creando percorsi che siano anche multidisciplinari, che incrocino musica, danza, grafica, letteratura, video. Abbassare i prezzi che rendono i club inaccessibili alle fasce sociali più deboli. Creare percorsi di riduzione del danno.

Quali sono le sensazioni che caratterizzano “Low Tech Division” il tuo ultimo album?

È una raccolta di brani che ho suonato negli ultimi due anni in giro per l’Italia ma che, per una ragione o per l’altra non avevo pubblicato. È un lavoro scritto e suonato solo con un gameboy. Le tracce riprendono un certo tipo di suono a cavallo tra italo disco, electro, bass music e techno anche abbastanza dura.

Grazie mille per la tua disponibilità e impegno! Speriamo di sviluppare presto qualche progetto assieme e magari di ospitarti a Pisa per un bel Live, magari nell’ambito del nuovo format che suona come un gioco di parole Club Cultura presenta “La Cultura del Club”

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Bio Info

After having organized concerts, set up stages and worked as a sound technician in the underground scene in Milan in the early nineties, I started being interested in electronic music as a dj first (since 1996) and then as a live setter (since 2003).

I worked in art galleries and festivals in Italy Germany and France: MiArt, Tacheles, Museo di Fotografia Contemporanea, 6b, le Cyclop, Fondazione Pistoletto, Milano Film Festival, Torino Synth Meeting, Teatro Out Off, MamBo, XNL, Attenzione Frequenze Anomale, By this river.

I published 7 LP: BIT BUBBLES, BACKROOM INDUSTRY, SMOGVILLE, LITTLE COMPUTER DISCO, NERDCORE, KLEPTOCRACY, LOW TECH DIVISION.

Lately I played with Cdatakill (US), V-Atak crew (FR), 8GB (AR), Hekate (UK), Otolab (IT), Bubblyfish (US), Anna Bolena (DE), B.S.K. (JP), Fire at work (IT), Drama Nui (DE), Zu (IT), Ovo (IT), Vessel (IT), D’Arcangelo (IT), Shitmat (UK),  Nemeton (US), Seppuku (US), Kleopatra J (UK), Luke Vibert (UK), Chistoph Fringeli (DE), Mat64 (IT), Aonami (JP), Freddy K (IT), Matt Green (UK), Dave Monolith (UK), Jiku55 (JP), DjBalli (IT), Francesco Zappalà (IT), Okapi (IT), Uochi toki (IT), Eell Shous (IT), Ben Pest (UK), The Squire Of Gothos (UK), NNNNNNNNNN (JP), Toriena (JP), Deda (ITA), DØGM (FR), Cymba (UK), Stu (CH) , Kodek (LI), Sour (IT), Boaconstructor (US), Dot.AY (AU). I’m founder of Rexistenz records (www.rexistenz.org). I write music reviews for MilanoX (www.milanox.eu) and Frequencies (www.frequencies.it). 


Edited by Daniele V. One of the founders of the PUM – Pisa Underground Movement. Devoted to electronic music and its cultural background. I started writing to accomplish the need to tell what’s going on and track change about our activities, and I found new energies and interests.

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